Amore e dovere

Lev Nikolayevich Tolstoy


Prefazione

Leone Tolstoi è una delle più luminose figure della letteratura europea. Ma la grandezza dell'Uomo non consiste soltanto nella sua produzione artistica, ma anche e soprattutto nelle sue dottrine morali e filosofiche, e nella concezione religiosa della vita. Da studente aveva condotto, come tutti gli altri, un'esistenza «d'orgia e di gioco»; da ufficiale, nel Caucaso e sotto Sebastopoli, aveva assistito agli orrori della guerra. Questi anni di vita torbida e dissipata dovevano contribuire a maturare la sua crisi spirituale.

A trentaquattro anni Tolstoi si ammogliò. Nell'ambiente calmo e pacifico della famiglia scrisse allora due capolavori: Guerra e pace e Anna Karenine, dove già si trovano i germi delle sue idee future. Il mistero della vita si era ormai implacabilmente eretto dinanzi a lui, col suo volto di sfinge, «la scienza umana non m'ha spiegato nulla: alla mia perpetua domanda, la sola importante: – Perchè vivo? – la scienza rispondeva coll'insegnarmi cose inutili. Con essa non restava che unirsi al coro dei savî… e ripetere dopo loro: – La vita è un male assurdo. – Volevo uccidermi. Alla fine, mi venne in mente di veder vivere l'immensa maggioranza degli uomini, degli uomini che non s'abbandonano come noi, sedicenti classi superiori, alle speculazioni del pensiero, ma lavorano e soffrono, pur tranquilli e rassegnati allo scopo della vita; compresi che bisognava vivere come questa moltitudine, rientrare nella sua semplice fede.» Due contadini, Soutaiev e Bendarev, fondatori di sêtte religiose che s'ispiravano all'Antico Testamento, terminarono di compiere la conversione di Leone Tolstoi, narrata nelle sue Confessioni. Allora il Veggente abbandona il mondo e si ritira nel suo eremo di Jàsnaja-Poljana a lavorare la terra colle sue mani. Una esistenza semplice, ispirata alla pura dottrina cristiana, la rinunzia alle ricchezze terrene, la bontà verso tutti gli esseri viventi, il lavoro, la sobrietà, la castità: ecco, in brevi tratti, la filosofia della vita di Leone Tolstoi.

A questa concezione idealistica, anzi religiosa, il sommo scrittore russo si ispira, naturalmente, anche nel trattare il grande problema dell'amore. Tolstoi è sopra tutto un moralista, e come tale combatte non soltanto il vizio, l'abuso od il pervertimento erotico, ma anche la semplice ricerca del piacere sessuale. Amore è, per lui, sinonimo di bontà, di affetto esteso a tutti gli esseri umani. Al pari di Giuseppe Mazzini, Tolstoi fu nella vita un mistico, nell'amore un «puro».

La morale evangelica di Leone Tolstoi si manifesta in tutti i suoi lavori, ed in ispecie in quelli apparsi dopo la sua completa conversione, come: Padrone e servitore; la Sonata a Kreutzer, e Resurrezione. Quest'ultimo romanzo raccoglie come in una sintesi meravigliosa le idee tolstoiane sulla morale, sull'amore, sul dovere. Ricordate? Il principe Nekhludov seduce la Maslova, piccola contadina orfana, che vien gettata sul lastrico e finisce in una casa di tolleranza. Sei anni dopo, ella è accusata di assassinio e condannata ingiustamente. Il principe è fra i giurati ed i rimorsi gli straziano l'anima. Dramma interiore. Crisi, resurrezione. Egli proporrà alla prostituta di sposarla e partirà con lei per la Siberia, distribuendo le sue terre fra i contadini che le lavorano…

È l'amore che trionfa, ma l'amore puro, ideale, che insorge contro tutti i pregiudizi sociali, contro la tradizione, le consuetudini, la falsa morale borghese e le ingiuste sue leggi. Perchè Leone Tolstoi fu – nel campo del pensiero, se non nell'azione – un grande rivoluzionario, uno degli spiriti eletti dell'umanità, venuto a ripetere fra i mortali una parola antichissima e nuova:

– Di solo pane non vive l'uomo; ma di verità, di luce, d'amore…